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sabato 9 marzo 2013

Viaggio nella memoria: attualità della Divina Commedia di Dante Alighieri, alla luce dell’interpretazione di Roberto Benigni.

Viene riproposta in questi giorni in televisione, in prima serata, sulla rete 2 della Rai, la rilettura e l’interpretazione di alcuni canti della Divina Commedia di Dante Alighieri(1) da parte di Roberto Benigni(2).Riproposizione che, evidentemente, deriva dal pregio e dal conseguente perdurante interesse di questa storia della toscanità e del lavoro compiuto dall' artista di Castiglion Fiorentino. Non a caso, infatti, Benigni nel 2007 fu candidato al Premio Nobel per la letteratura in omaggio  "all'impegno profuso in favore della diffusione" della maggior opera del Maestro fiorentino.
Deve essere innanzitutto chiaro che questo scrittoquestoquesto breve scritto non intende assolutamente entrare nel merito della caratura scientifico-letteraria dell’interpretazione; ne tantomeno vuole esprimere una valutazione sull’operato di Benigni.
Tuttavia, l’indubbio fascino dell’operazione letteraria; l’averla riproposta più o meno negli stessi luoghi nel quale era stata scritta; e le appassionate spiegazioni che Benigni fa del contesto del pensiero dantesco; generano senza dubbio rilevante interesse e grande attrazione.
Non solo, ma basti inoltre appena osservare quanto in Firenze si prestino allo scopo piazza Santa Croce e la quinta  offerta dal Pantheon fiorentino, che costituiscono un teatro naturale di rara bellezza, per rendere il tutto ancor più suggestivo.

Per entrare nello specifico, va innanzitutto osservato che Benigni, sulla falsariga di Dante, articola la sua interpretazione all’insegna della “fiorentinità nel mondo”, e cioè immaginandosi come Dante, che leggeva il mondo - allora conosciuto (siamo tra la fine del 200’ ed i primi due decenni del 300’) - come se Firenze fosse effettivamente, se non il centro, uno dei centri principali per l’osservazione di quanto creato da Dio.
 
Premesso dunque che è tautologico che l’epoca di Dante e quella attuale sono assai diverse, tuttavia, per dare maggiore interesse allo scritto dantesco, più che contestualizzarne lo sforzo visitandolo come fosse un’opera esposta al celebre fiorentino Museo degli Uffizi, più utile appare andare alla ricerca di analogie tra l’epoca dantesc a e quella attuale. 
 Lo scritto di Dante, infatti, si pone in un momento molto alto dello scontro politico fiorentino, dove le guerre tra Guelfi e Ghibellini erano la norma, dove l’età Comunale aveva iniziato il suo percorso di dissolvimento verso la Signoria dei Medici, e dove comunque la Città di Firenze aveva resistito orgogliosamente tanto ai Ghibellini appoggiati dall’Impero quanto ai Guelfi sostenuti dal Papa (si ricordi che, a prescindere dalla strumentale opposizione del Papa di allora, lo spagnolo Alessandro VI(3), i guelfi Re di Casa Valois, in quanto francesi, rivendicavano l’eredità degli Angiò, divenuti Re di Sicilia per investitura del Papa, e comunque una sorta di diritto di protezione sul Papa e sullo Stato pontificio(4). E si ricordi ancora, per salvare la dignità fiorentina, quello che nel 1494 oppose Pier Capponi(5) al francese Re di Francia Carlo VIII di Valois(6), che Firenze voleva militarmente sottomettere, “Se voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane! (7).
 
Facendo ricorso ai corsi e ricorsi storici di vichiana memoria(8), accadde allora, più o meno, quel che accade ancor oggi, dove, “historia se repetit”: alla centrale fiorentinità succede la centrale italianità; dove ai Guelfi contro i Ghibellini succedono gli anti berlusconisti contro i berlusconisti e i post berlusconisti; e dove a quel Giorgio La Pira(9), che nel secolo XX, tra gli anni 50’ e la metà degli anni 60’, immaginò Firenze come la fantastica “Città della Gioia”, quasi fosse l’anticipazione della figura che si ritrova in quel romanzo nel missionario Paul Lambert(10), dopo qualche decennio, si dissolve nella annunciata “rottamazione”(11) di Matteo Renzi(12), o verso la nuova signoria dei Grillini (13), temuta, a ragione o a torto, non meno del potere del bacchettatore frate domenicano Gerolamo Savonarola(14). 
Anche in tal caso, senza ancora e per nulla voler entrare in alcun dibattito politico, rimane, alla fine della fiera, la grande confusione politica, morale, e perché no anche intimistica che si leggeva nell’epoca dantesca come in quella attuale.
All’epoca di Dante, nessuno sapeva quale direzione avrebbe preso la fiorentinità; in epoca attuale nessuno può sapere e/o conoscere dove ci porteranno le difficoltà del momento. Un dato tuttavia pare certo: come tanta saggezza servì a Firenze tra il XIII ed il XV secolo, tanta saggezza ed accurate riflessioni su quello che ognuno di noi è in questa nostra epoca di transizione servirebbe ancora oggi.
Ed è questo forse il messaggio più importante della rilettura di Benigni: guardare oggi dentro noi stessi per capirci, così come  Dante Alighieri con la sua Divina Commedia aveva fatto nel 200’. 
Vuol sottolinearsi, in buona sostanza, come gli sforzi di ognuno di noi, quale che sia il campo d’azione prescelto, politica compresa, non può prescindere da una profonda ricerca di consapevolezza personale.  Ove ognuno ha il dovere di seminare e di raccogliere la propria semina, posto che, altrimenti, o può venir costretto a raccogliere frutti non sempre positivamente seminati da altri, o consente che nel proprio campo altri seminino e poi raccolgono ed apprendono invasivamente. Da ciò l’esigenza di risvegliare sempre più la nostra mente in un continuo divenire, al fine di far crescere e far migliorare il potere personale di ciascuno di noi, focalizzato ad essere protagonisti e non succubi, locomotive di noi stessi e non vagoni di altri. Dove non si presta attenzione alle negatività per non attrarle al proprio io, e con il fine di dare ciascuno un proprio singolare contributo di crescita personale e generale nel già spiegato gioco degli insiemi. E dove il campo vibrazionale ed energetico di ognuno di noi, diviene una forma-pensiero dove non si rimane in attesa, ma guida personale e stella cometa non soggetta al trasformismo di chi viene guidato esclusivamente dall’opportunità e/o dalla vuota immagine.   
 
Certo! E’ difficile intravedere oggi un uomo saggio che, al pari di Virgilio, possa accompagnarci nel cammino per uscire dallo stato di confusione attuale; ma certo è pure che una attenta riflessione su quello che siamo stati, su quello che potremmo essere, e su quello che saremo, non può guastare e ci aiuterà a crescere.    
E sotto questo profilo, con lo sguardo al domani, riprendendoci il nostro cuore, la nostra mente, e la nostra capacità di intuizione e di costruzione, GRAZIE BENIGNI!(15) 
D.S.  
NOTE :
(1) Durante di Alighiero degli Alighieri, 1265-1321.(2) Interessante rilevare, oltre ad altre diverse analogie, pure quella tra l’opera di Benigni e lo schema dantesco, se si tiene conto che Dante incontra Virgilio “nel mezzo del cammin di sua vita”, e Benigni studia e commenta l’opera Dantesca aduna età sovrapponibile, essendo nato nel 1952.(3) Alessandro VI, ovvero, Roderic Llancol de Borja (Rodrigo Borgia), 1431-1503, Papa dal 1492 al 1503. (4) Deriva dall’essere divenuti Re di Sicilia per investitura del Papa, Carlo I d’Angiò (fratello del capetingio Re di Francia Luigi IX d’Angiò detto “Il Santo”) per mano del francese Urbano IV nel 1263, la collocazione guelfa della Francia. Collocazione guelfa e filo francese che infatti nella politica francese si ritroverà costantemente nei secoli, sin quasi alla presa di Roma (1870).(5) Pier Capponi, 1447-1496, già Ambasciatore di Lorenzo il Magnifico, e poi, dopo la morte di quest’ultimo, capo della Repubblica di Firenze  dal 1494 al 1496.(6) Carlo VIII di Valois, 1470-1498, Re di Francia dal 1483 al 1498.(7) Non è dubbio che l’opposizione di Pier Capponi alle mire francesi derivasse dal rifiuto di corrispondere quelle grosse somme di denaro pretese dall’invasore francese, ma è altrettanto indubbio che, in un’ottica di seguito dello scontro fra Guelfi e Ghibellini, se attaccata, Firenze, nonostante in età repubblicana,  avrebbe ricevuto un qualche consistente aiuto dall’autorità imperiale.(8) Vedansi le teorie di Giambattista Vico, 1668-1744.(9) Giorgio La Pira, 1904 – 1977, Sindaco di Firenze dal 1951 al 1958 e dal 1961 al 1965, talvolta indicato come “Il Sindaco Santo”. Dal 1986 ne è in corso la causa di beatificazione.(10) Dominique Lapierre, La Città della gioia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1985. (11) “Rottamazione” in un’ottica di rinnovamento, spesso temuta e vissuta come uno schema di “dispotismo illuminato” con il fine della “rottamazione”. Nel linguaggio corrente, il termine “rottamazione” è divenuto indicativo del pensionamento forzato della vecchia classe dirigente di un partito o di un movimento o di un settore della Società.(12) Matteo Renzi, esponente di primo piano della nuova dirigenza emergente all’interno del Partito Democratico (PD) in Italia. Renzi, nato nel 1959, è stato Presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, ed è, dal 2009, l’attuale Sindaco di Firenze.l . (13) Così indicati tutti coloro vicini al Movimento 5 Stelle (M5S), alle elezioni nazionali del Febbraio 2013. (14)Gerolamo Maria Francesco Matteo Savonarola, frate domenicano, 1452-1498, filo francese, vicino a Carlo VIII di Valois (vedasi supra). Nel suo tempo fu un costante bacchettatore della decadenza dei costumi, nel 1497 organizzatore del falò delle vanità che vide la scomparsa di innumerevoli capolavori d’arte, ritenuto eretico e per questo nello stesso 1497 scomunicato da Papa Alessandro VI (vedasi supra). Morì condannato al rogo. Nel 1997 l’Arcidiocesi di Firenze ne ha avviato la causa di beatificazione.  15) Il quale, peraltro, in alcune sue diverse iniziative, non sempre è apparso condivisibile.
 
 
 
 


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