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giovedì 20 giugno 2019

<< I Q’ero a Lanzarote >> La leggenda di un popolo: analisi della scoperta di un mito che invece è realtà. Vicina a noi !

Di recente sono usciti degli articoli di studiosi nel campo dell’astrofisica e cosmologia, dove è stato reso noto che improvvisamente alcuni ricercatori si sono accorti che nell’universo esiste un altro pianeta circondato da un anello attorno al quale ruotano miriadi di oggetti dei quali ancora non si è ben riusciti ad identificare la natura. 
Qualcuno ha immaginato che potesse trattarsi di materiali rocciosi anche lunghi fino a 100 km, ma, com’è ovvio, trattandosi di una scoperta recente, gli astrofisici sono a lavoro.
E tuttavia, in una dimensione universale, . - come è verosimile che possa esservi un altro pianeta che abbia una struttura simile a quella della terra e dove dunque sono possibili condizioni di vita simili alle nostre; e, . - come è possibile che tutti quelli che noi chiamiamo U.F.O., intesi nel senso più generale del termine, ovvero oggetti non identificati, possano far parte di qualcosa che ancora a noi non è conosciuta, o comunque non esattamente identificata; . è tuttavia certo che neppure con riferimento alla terra tutti i suoi risvolti sono ancora a noi ben noti.
Senza voler andare troppo lontano, per esempio a proposito del disboscamento delle foreste amazzoniche, non è raro ritrovare piccole comunità di indios, le cui caratteristiche e la cui lingua sono ancora a noi perfettamente sconosciute. Questo permette di comprendere perché, nel 1955, nel corso del suo peregrinare per le Ande, l’antropologo Oscar Nunez del Prado ebbe ad imbattersi nella residue comunità del popolo Q’ero, sino ad allora perfettamente sconosciuto.


E quando Oscar Nunez del Prado scoprì i Q’ero, da perfetto antropologo, di detto popolo cercò di studiarne ogni aspetto ed il suo immenso patrimonio culturale e spirituale, poi scientificamente rivelatosi, su scala mondiale, di inestimabile valore. Patrimonio culturale e spirituale che è diventato quasi un cavallo di battaglia della famiglia Nunez del Prado, tant’è che la ricerca dello scopritore è stata poi proseguita dal figlio Don Juan e dal nipote Don Ivan. Quest’ultimo, addirittura, allevato al messaggio dei Q’ero sin da quando aveva 7 anni. 
Nota: La foto di Oscar Nuñez del Prado e stata presa dal libro di Roberto Sarti "Il seme degli Inca" 
Per quel che riguarda l’Italia, nel 1997 Roberto Sarti, oserei dire mio primo mentore della Cosmovisione Andina,  incontra il figlio ed il nipote dell’originario scopritore dei Q’ero, Oscar Nunez del Prado, e,. - tanto da quello che questi ultimi riescono a trasmettergli, . - quanto dall’incontro con i Q’ero, . come folgorato sulla via di Damasco, non soltanto ha deciso di diffondere le conoscenze del mondo andino, ma altresì ha iniziato ad organizzare viaggi che permettessero, sia di conoscere i più antichi siti della regione di Cuzco (già capitale del regno incas); che la conoscenza della hatun karpay, ovvero il viaggio verso la grande iniziazione alla tradizione andina. 
 
Nel 2011 questo viaggio è stato poi intrapreso anche da chi scrive, fondatrice dell’Associazione Da mas vida a tu vida, finalizzata alla riconversione della spiritualità in energia attraverso la rivisitazione l’esplorazione e la conoscenza di ciò che alberga dentro ognuno di noi, e trainer delle nuove tecniche per la riscoperta dell’io e delle proprie risorse spirituali secondo insegnamenti già internazionalmente codificati. 
 
Dall’incontro fra mondi ed esperienze diverse, ed il conseguente allargamento di orizzonti che ne è ovviamente derivato, chi scrive, con gli insegnamenti dettati dagli Incas, ed attraverso le scoperte di Nunez del Prado, ha avuto la possibilità di arricchire le proprie attività professionali, con l’acquisizione di nuovi canali conoscitivi, e dunque con una nuova linfa energetica.
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” diceva lo nostrano Alighiero, di florentina memoria!
Ed è questo lo spirito che devono assumere coloro che si approcciano al mondo dei Q’ero. Immedesimarsi in una diversa visione del mondo attraverso conoscenze contemporaneamente antiche e nuove. Ovvero vivere la realtà attraverso conoscenze che possono apparire leggende. 

Ma quel che rileva, non è soltanto il merito dei Nunez del Prado di aver tradotto, in un linguaggio accessibile a noi occidentali, gli insegnamenti spirituali dei maestri indigeni; ma bensì, e soprattutto, la cosmovisione, la mitologia, e la capacità profetizzatrice messianica di un popolo, in una dimensione storico-culturale ancor oggi pienamente viva e priva di soluzione di continuità.

Cosicché, in questo contesto, valore accessorio, ancorché assai rilevante, hanno ad un tempo
- la localizzazione specifica dei Q’ero,
- il loro essere stati in qualche modo popolo isolato, al fine di conservare l’antica tradizione incaica, e,
- l’inevitabile acquisizione del ruolo di custodi al fine di preservare vita, costumi, rituali, struttura sociale e conoscenze di questo popolo precolombiano.
Quel che invece primariamente rileva è la cosmovisione dei Maestri Q’ero, che si pone come momento successivo alla trilogia Maya che, come è ben noto, e’ terminata con la fine del 2012.
E se fino al 2012 la visione del mondo era dettata dalla predestinazione dell’individuo; la fase successiva che si appresta a venire è dominata da un nuovo momento centrale: l’attenzione alla positività del nostro essere. E dunque, gli impulsi positivi che nascono dal nostro cuore, inteso, non soltanto come centro vitale del nostro corpo, ma anche come motore della nostra energia mentale positiva.
In buona sostanza, la nostra sintonizzazione secondo la frequenza cardiaca, motrice del tutto.
Con la conseguenza che la metabolizzazione di questo concetto trasforma il mito in realtà. Ed alla realtà ci si può approcciare soltanto attraverso l’iniziazione alla realtà. 

  Come poterne fare a meno? Come potere soltanto lontanamente immaginare di porsi pregiudizialmente e volontariamente al di fuori della realtà? Come decidere preventivamente, senza alcun diritto, di porsi così fuori dal mondo per il solo fatto di non voler conoscere? C’è forse chi vorrà continuare a vivere da bruto; ma, se è vero che il sonno della ragione genera mostri, e che dunque l’ignoranza è l’oppio dei popoli, la scoperta di quel che non conosciamo non può essere che il fine verso il quale protendere tutte le nostre energie.
Nel comune interesse di protendere alla verità!

D.S. ♥       www.damasvidaatuvida.com
 


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