Sempre più testimone di affascinanti coincidenze di
cui la nostra vita è costellata, mi sono dunque più volte ritrovata a
riflettere su di esse.
Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà di
approccio che sorgono relativamente al miglior modo per investigare sulle
coincidenze, ma ritengo anche che, oltre
ad una ripetuta lettura e metabolizzazione di questo scritto, riflettere su
quel che affermavano e scrivevano, già nel 1952, lo psichiatra ed antropologo C.
G. Jung (1875-1961) ed il fisico W. Pauli (1900-1958), entrambi svizzeri, ed
alla fine strettamente legati da un rapporto amicale e di collaborazione del
quale si dice “in un rapporto in cui «Pauli non capiva niente di psicologia e
Jung non capiva nulla di fisica»”, è indispensabile.
E cioè, sulla scia di
Jung, che “ le tradizionali nozioni di causalità non erano in grado di spiegare
alcune delle forme più improbabili di coincidenza dato che anche dove nessun
nesso causale può essere dimostrato tra due eventi, un rapporto significativo
pur necessariamente esiste tra di loro. Con la conseguenza che un tipo
completamente diverso di principio deve pur essere in funzione dato che “un
fenomeno interno, psichico, si collega comunque ad un evento esterno, reale.”.
In verità, in base alla legge dell’attrazione,
inevitabilmente, tutto quello che noi pensiamo, immaginiamo, creiamo con la
nostra mente, e materializziamo con la nostra fantasia, si avvicina a noi.
La stessa dinamica di avvicinamento si verifica,
poi, anche al momento in cui ci soffermiamo ad analizzare le coincidenze.
Analisi, che, successivamente, non soltanto estende il numero delle coincidenze
che possono capitarci, ma espande la nostra capacità di comprendere essenza e
significato delle coincidenze stesse.
Detto questo, va innanzitutto compreso che, in
generale, le coincidenze sono quelle tracce che ci propone la volontà
dell’universo, il quale universo, attraverso dette tracce, evidenzia a noi
quanto possa essere unidirezionale la predetta volontà ed il nostro desiderio.
Di modo che, sia che noi andiamo nella medesima direzione che l’orizzonte ci
propone, sia che noi percorriamo la direzione guida che la volontà
dell’universo ci indica, entrambe le strade ci consentono di approfittare delle
più diverse opportunità che la vita di ogni giorno ci offre.
Va poi osservato che la predetta sintonia tra i
nostri pensieri e la predetta volontà, al momento in cui da noi percepita e
metabolizzata come un fatto oggettivo e consolidato, ci rende sempre
maggiormente sensibili a quelle coincidenze che l’universo ci invia. Dobbiamo
soltanto essere in grado di raccogliere, accogliere, ed analizzare le coincidenze
che si verificano, ancorché l’operazione, inizialmente, potrebbe non essere
così scontatamente semplice. Tuttavia, quanto più forte è la coincidenza che ci
viene proposta, quanto più intensamente la nostra attenzione sarà attratta
dalla coincidenza che l’universo ci pone, ovvero, alla
attenzione della nostra anima.
Anima che, di detta coincidenza dovrà far tesoro
dopo averla metabolizzata, e di detta coincidenza dovrà divenirne alla fine,
non solo coautrice, ma anche ed in qualche modo artefice primaria.
Anima che, alla fine del percorso di metabolizzazione farà interamente propria la verificatasi coincidenza. In questo quadro dunque, la forza dell’anima è direttamente proporzionale alla forza della traccia che riceve dall’universo; la quale, a sua volta, è pure direttamente proporzionale all’imprevedibilità della coincidenza stessa.
Ma attenzione: solo inizialmente la forza della
traccia dell’universo può apparire come qualcosa a noi estranea, dato che, in
realtà, detta forza, passata al filtro dell’anima, diviene la forza dell’anima
stessa, e ne fa un tutt’uno con quello che è meglio per noi. In questo senso
così, alla fine, la forza della traccia dell’universo, e l’anima che in questo
si inserisce e ne fa parte, diventa uno zenit del quale non potremmo più fare a
meno. Ecco perché quando affrontiamo una coincidenza è sempre necessario
chiedersi sempre quale messaggio contenga.
Viene dunque qui in rilievo il modo di affrontare le
coincidenze, ovvero il modo di cogliere e di analizzare, come in una indagine,
le coincidenze che ci capitano, anche ricorrendo ad esempi che possono essere
assolutamente indicativi.
E se dopo la fine della partita, e cioè dopo il
verificarsi della coincidenza, rifletterete sulla partita alla quale avete
assistito, non soltanto avrete la possibilità di ancor meglio valutare gli
eventuali errori dei due giocatori, e dunque anche quelli da voi commessi (sia
chiaro che per errori devono intendersi le coincidenze non colte); ma
soprattutto avrete la possibilità di elaborare una serie di mosse opportune,
che durante la partita non eravate riusciti ad individuare, e che dopo la
partita, dopo attenta riflessione, avete invece immaginato come da compiersi in
quanto possibili e risolutive.
Questo tipo di operazione di indagine, che può
essere comunque ed in ogni caso utilizzata in ogni altro aspetto della vita, vi
porterà alla fine, ancorché magari non ve ne rendiate immediatamente conto,
pure a giocare a scacchi anche durante il vostro sonno. Vero è poi che di detta
indagine, in quanto compiuta durante il vostro sonno, dopo che risvegliativi,
ed a livello conscio, potreste non rilevarne traccia, ma vero è pure che,
quanto recepito a livello inconscio, in quanto più o meno velocemente
riversatosi a livello conscio, e dunque le mosse che voi compirete, saranno
successivamente guidate da una ormai raggiunta consapevolezza. Consapevolezza
che alla fine vi porterà ad essere coscienti del vostro Sé superiore.
Al tirar delle somme, dunque, come pure attentamente
si rileva, il pensiero consapevole finisce con l’essere una forza energetica
che coinvolge il vostro piano conscio e inconscio, che vi guida, e che
influenza ogni piano della vostra vita, stato e materia fisica comprese; tant’è
che “ogni istante è importante perché contiene innumerevoli scelte probabili”.
Ne deriva che dovrete assumervi la totale responsabilità, alla fine
consapevole, di ogni atto. Ovvero, come diceva Gandhi, “Sii il cambiamento
che
vuoi vedere avvenire nel mondo!".
Con la conclusione che al momento di maggior
consapevolezza, non soltanto detta consapevolezza, intesa come attenzione e
scelta di quel che noi vogliamo e riteniamo il meglio per noi stessi, va intesa
come segnale del risveglio della nostra mente, ma va metabolizzata anche nel
senso che detta consapevolezza coincide con il risveglio di una coscienza
percettiva del più alto fine che la vita/universo ci propone, anche attraverso
le coincidenze.
In ultimo, un ulteriore sottolineatura della
ineludibile necessità del processo di consapevolezza.
Rilevato che chi commette un errore, anche se ha
identificato l’errore nel quale è incorso, è naturalmente portato a
ricommetterlo, - salvo che non vi ponga freno -, va pure aggiunto che assai
spesso si sente affermare “riesco molto
bene a capire le dinamiche degli altri, e a dare di conseguenza i suggerimenti
migliori, ma non sono altrettanto bravo a comprendere dette dinamiche quando
riguardano e/o coinvolgono me”.
Bene! Ed allora, è necessario porre un freno al fine di non ricommettere gli stessi errori del passato. Così, quando si vogliono abbandonare abitudini negative, o quando si vogliono recidere dinamiche attitudinali di reiterazione di comportamenti negativi precedenti, dato che le due predette dinamiche sono assolutamente sovrapponibili, è proprio tutto quel che prima si è spiegato che da il senso a tutta l’operazione di analisi che ci siamo prefissi.
Quale in conclusione il valore da attribuirsi alle
coincidenze? Cinque sembrano le alternative che la forza dell’anima di
ciascuno, con la raggiunta consapevolezza, dovrà riuscire ad individuare:
1) o
lo stimolo a perseguire una nuova strada, suggerita dalle coincidenze;
2) o
il completamento di una iniziativa o di un percorso già intrapreso sotto
l’impulso dell’anima;
3) o
il perseguimento di una esperienza di cui, eventualmente, si era soltanto
accarezzata l’eventualità ed alla quale si era invece predestinati;
4) o
la concreta possibilità del raggiungimento di un desiderio alla luce delle
leggi sull’attrazione;
5) o
la necessità di un ulteriore momento di riflessione che ci si impone sul nostro
percorso onde evitare, o di perdere la nostra meta, o disperdere il tempo per
raggiungerla.
La consapevolezza,
dunque, come bussola per guardare nella più profonda essenza del nostro essere,
e così scoprire quel che la nostra anima ha veramente voluto e/o vuole
veramente, per noi. Anche attraverso una necessaria consapevole indagine delle
coincidenze, che diviene dunque tutt’altro che secondaria o trascurabile.
D.S. ♥
D.S. ♥
Whouuu! Teresa.
RispondiEliminaImpostazione affascinante. C'è però da spiegare il rapporto tra Jung (psicoanalista) e Pauli (fisico), che a prima vista sembrerebbe incomprensibile. Jung metteva in stretta relazione la fisica e la psicoanalisi, sulla base di un parallelismo tra le due cose. Così, ai tre punti della fisica classica (tempo, spazio, e causalità) ne aggiunse un quarto. la Sincronicità. Ovvero, quando si ritrova una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, e cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è alcuna relazione causa-effetto al di là di una evidente comunanza di significato. Concretizzando le sincronicità nelle "coincidenze significative", Jung rilevava che una coincidenza significativa ha tre caratteristiche: 1) i fatti che la caratterizzano sono collegati senza un rapporto di causa-effetto, 2) essa è sempre accompagnata da un’intensa reazione emotiva soggettiva, 3) il contenuto dell’esperienza ha sempre un carattere simbolico. Le parole chiave divengono dunque “soggettività” ed “emozione”. Benchè, infatti, si continua a dire che la Sincronicità è un mistero ancora irrisolto, una cosa è sicura, e cioè che come è stato più volte dimostrato, esiste una relazione tra gli eventi.
RispondiEliminaCosì come lo pschiatra Jung aveva tentato di fare con il fisico Pauli, noi in futuro, forse con la Fisica Quantistica, riusciremo prima o poi a scoprire come si collegano e si evolvono gli eventi tra loro. In modo tale che quella che ancora oggi chiamiamo impropriamente "coincidenza casuale", domani potrà divenire un meccanismo comprensibile, logico, e da tutti oggettivabile ed apprendibile. alla portata di tutti. Come si dice, Un meccanismo logico, chiaro e comprensibile, che oggi sfugge ai nostri sensi.
In ogni caso, complimenti! Ugo (da Vigevano).
Ugo, hai perfettamente ragione! Racconta il giornalista Rino Di Stefano quella avvenuta nell'estate del 1979 in Norvegia, ripresa dai quotidiani locali. Il quindicenne Robert Johansen pescando in un fiordo aveva catturato un bel merluzzo di cinque chili che orgogliosamente aveva poi portato alla nonna Thekla Aanen per pranzo.
EliminaSi può immaginare lo stupore e la commozione della donna quando, pulendo il pesce, ebbe a trovare nello stomaco un anello di diamante che lei stessa aveva perso pescando in un fiordo dieci anni prima. Quel gioiello era un ricordo di famiglia che le donne si tramandavano di generazione in generazione e, alla fine, era tornato a casa. Prima o poi capiremo il perché del meccanismo. Daniela sei bravissima!!! Eloise73