Riprendiamoci
il nostro cuore, la nostra mente, il nostro modo di essere, la nostra essenza.
E, riinnamoriamoci di noi stessi, di quello che veramente siamo.
Più
volte in questo blog abbiamo parlato di arte, di storia, di scienza. Certo, un
percorso impegnativo e forse inusuale per un blog. Ma questa è la strada che
per ora ho scelto e che voglio perseguire.
Nel
momento in cui la crisi di tutto ci costringe a ripiegarci sull’essenziale, che
finisce con il costituire una formidabile nostra arma di difesa, l’unica
fortezza dentro la quale possiamo ripararci è l’essere noi stessi, la nostra
fantasia, la nostra creatività, la nostra capacità di immaginare il bello ed
ove possibile di realizzarlo. Attraverso le idee, attraverso la nostra capacità
propositiva e positiva, attraverso il bello nell’arte, attraverso quella
tensione che ci porta e riflettere su quel che siamo e su come migliorarci e
far progredire tutto ciò che sta attorno a noi. E’ una operazione che
all’inizio può forse apparire virtuale, ma su questa strada avremo modo di
vedere e constatare che in realtà nulla è virtuale. Tutto è infatti
assolutamente e profondamente reale.
Mi
viene in mente quel racconto di un vecchio Signore siciliano, un gattopardo
scomparso da circa trentacinque anni, uno dei massimi esperti italiani di
elettronica e di elettrotecnica peraltro mai trasfusa in dotti insegnamenti
accademici, sposato e senza figli, il quale era appassionato di calcio. E
quando guardava le partite alla televisione, le seguiva non con il commento del
telecronista, ma con il muto. E sovrapponendo alle immagini televisive una
radio accesa, con il commento della medesima partita da parte del
radiocronista. Sulla base del principio che il racconto dell’immagine da parte
del telecronista era meno completa di quella del radiocronista, essendo le
eventuali carenze del commento del primo mediate dall’immagine visiva, e
dovendo invece il commento del secondo essere assolutamente completo e fedele
in ogni sua parte per far vedere agli occhi del cuore e della mente quel che
poteva essere reso vivo soltanto attraverso la parola. E dovendo dunque il
radiocronista rendere reale il virtuale. Con la ovvia conseguenza che, visti
così i fatti, il virtuale non esiste più, dato che tutto, o è reale, o prima o
poi diviene reale.
La
stessa operazione di cui sopra va riproposta e sottoposta all’attenzione ed
alla cura di ciascuno di noi, oggi (mi esprimo così, non volendo usare quello
squallido neologismo, oggi sempre più in voga, “attenzionare“), soprattutto
considerando che dal 21 Marzo entriamo nella nuova fase della Primavera, e
dunque in una fase di rinascita.
Ma
andiamoci per gradi. Con una scelta di tempo che non pare casuale, l’O.N.U. (Nazioni
Unite) e l’Unesco, con l’accordo dei 193 Stati membri, e per il giorno 20
Marzo, corrispondente al giorno immediatamente precedente all’ingresso della
Primavera, ha indetto la “Giornata internazionale della Felicità. Anche se
taluni rilevano che, considerato l’attuale generalizzato periodo di crisi,
indire una giornata mondiale della Felicità non può non lasciare più che
perplessi, in linea generale l’iniziativa potrebbe anche essere condivisibile.
E
ciò nonostante sia pur vero, che a furia di crolli annunciati e disastri
confermati; fallimenti finanziari e scandali di ogni tipo; instabilità
politiche e conflitti permanenti; la ormai dimenticata crisi del ’92 – ’93,
conseguente alla prima guerra del Golfo; e tenuto conto dell’attuale semicrac
di Cipro, e della prossima annunciata insolvenza della Slovenia, è il momento
più difficile dal Secondo Dopoguerra. Tant’è che, dopo aver facilmente
constatato che un ciclo di crescita molto lungo si è interrotto, e dopo aver ovviamente
purtroppo previsto che la generazione dei nostri figli sarà la prima ad essere
più povera della precedente; al tirar delle somme più che il fondo del barile,
stiamo raschiando quello della storia.
Rilevato
che la Felicità precede immediatamente la Primavera, si sarebbe portati a
pensare che i due momenti sono collegati. Eppure scopriamo di no; tant’è che la
predetta Organizzazione sovranazionale lega il momento della Felicità, non a un
momento di rinascita o di nuova nascita quale è la Primavera, né tantomeno al
nostro risveglio interiore, o ad un nostro momento intimistico. La Felicità
viene invece collegata ad un malinteso sviluppo su base esclusivamente
economica, dato che così si legge nel comunicato
delle Nazioni Unite che oggi
promuove, attraverso, la Giornata
Internazionale della Felicità la nuova priorità globale. Ma, è vero che
più una Nazione è produttiva, più è felice? E vero quanto sostiene il segretario generale delle Nazioni Unite Ban
Ki-moon, e cioè che “Felicità
è aiutare gli altri,” dato che “quando con le nostre azioni
contribuiamo al bene comune, noi stessi ci arricchiamo.”; dato che “E'
la solidarieta' che promuove la felicità"; e dato che è "La compassione promuove la felicità e
contribuirà a costruire il futuro che vogliamo"; ben considerato che
dietro la compassione può ben nascondersi l’interesse degli Stati ricchi a
finanziare, contro lauti interessi, gli Stati che, magari anche per loro colpa
(vedi la Grecia), sono alla frutta?
E’ corretto misurare la felicità, come ha fatto il
Bhutan sin dagli anni 70’, con il parametro della Felicità Interna Lorda (Gross National Happiness - GNH) che si
differenzia del resto del mondo, che da sempre rincorre la certezza economica
del PIL (Prodotto Interno Lordo)?
Può essere una soluzione, nell’attuale quadro di
generalizzata crisi economica , tener conto del BIL (Benessere Interno Lordo),
ovvero del livello di felicità dei cittadini, invece del PIL?
Certo!, è vero che come si dice, “La
felicità è un obiettivo fondamentale dell’umanità”; ma certo è pure
che partire dal momento economico, dove ci sarà sempre chi cerca di fare il
furbo, non può funzionare ed infatti non funziona! Tant’è vero che si osserva
che nel Bhutan, Stato asiatico arrampicato
sui monti e di ridotta estensione (47.000 km2, e cioè poco più dell’Olanda), il valore del benessere
spirituale, secondo gli insegnamenti del pensiero buddista, è anteposto a
quello materiale, pur nella frequente mancanza di acqua potabile e/o dei
diritti civili.
Non è dunque assiomatico o sempre vero
quel che sostiene l’O.N.U., e cioè che "le persone
riconoscono che il progresso non dovrebbe portare solo crescita economica a
tutti i costi, ma anche benessere e felicità''.
E così viene in rilievo il 21 Marzo, l’arrivo della
Primavera, la rinascita che consegue al letargo. Nel quadro delle vicende
successive alle dimissioni di Papa Benedetto XVI, e dunque in previsione
dell’elezione del nuovo Pontefice, di recente si è fra l’altro letto su un
quotidiano (a firma: www.antoniosocci.com) << Del resto a Fatima, la
Madonna – che ha fatto quella richiesta al Papa – ha anche domandato ai tre
bambini di pregare e sacrificarsi per la fine della Prima guerra mondiale,
evidenziando così che ogni semplice cristiano (a cominciare dai più piccoli)
grazie alla preghiera e all'offerta di sé ha un <<potere>> sulle
cose del mondo superiore a quello dei governi. >>.
Attribuendo
dunque alla preghiera ed all’offerta di sé un valore di attrazione delle
coscienze verso il fine supremo della pace.
Qui non si vuole certamente entrare nel merito delle dinamiche religiose
conseguenti agli accadimenti di Fatima. E meno che mai entrare nelle relative
dinamiche teologiche che coinvolgono credenti e non credenti. Tuttavia, il sopracitato
nostro metodo appare assolutamente corretto condivisibile, foriero di grandi positività,
e perché no, di quella felicità che consegue alla riscoperta della nostra
essenza.
Riscoprire
noi stessi, il potere creativo della nostra mente, il potere che la nostra
positività esercita su noi stessi e sugli altri, vicini o lontani, comunque si
configura come quel << potere >> che ognuno di noi possiede e che
deve essere perseguito e sviluppato a prescindere dai nostri personali ed
individuali interessi. Nel più generale schema della condivisione di un
generale insieme che contenga insiemi diversi.
Se
dunque la preghiera e l’offerta di sé hanno di per sé un assoluto valore di
attrazione delle coscienze degli altri, perché la nostra personale creatività, il
potere della nostra mente, la nostra personale crescita, non possono pure
costituire momento di attrazione verso le coscienze che ci circondano, e che
con noi costituiscono quell’insieme che è la collettività?.
Da
qui la necessità del risveglio di ognuno di noi, del risveglio delle nostre
coscienze, del risveglio della nostra mente. Della necessita di risvegliare, anche
con l’odierno ingresso della Primavera, e dunque di rivalutare, tutto quel
patrimonio che sta dentro ognuno di noi e che costituisce il nostro bagaglio
personale (e genetico). Acquisendo alla fine anche la capacità di difenderci da
falsi imbonitori. Con la nostra creatività; con il nostro personale ed intimo
contributo; senza dormire. Perché sarà pure un luogo comune, ma certo è che,
< CHI DORME NON PIGLIA PESCI ! >