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sabato 27 ottobre 2012

Coscienza individuale e coscienza collettiva: valore della coscienza individuale dal momento della sua integrazione nella coscienza collettiva.



Ritenere che ogni essere umano abbia una propria coscienza individuale, e che più soggetti, ancorchè con diverse individualità, costituiscano una coscienza collettiva è del tutto evidente e tautologico. Sarebbe come domandarsi di che colore è il cavallo bianco di NAPOLEONE .

Detto questo, è fuori discussione il valore della coscienza individuale di ciascuno, coscienza individuale che si forma attraverso il proprio percorso di vita, attraverso la propria evoluzione, attraverso le proprie esperienze, attraverso i propri vissuti, e più in generale attraverso quel che ciascuno ha visto di bello, di meno bello, o talvolta, purtroppo, di decisamente brutto.

In questo quadro generale si inserisce, per un verso la integrale rielaborazione di tutto quanto predetto, e per altro verso la somma e la sintesi che di questa rielaborazione ciascuno compie. Non è importante la definizione che può darsi di detta sintesi, ma è importante il fatto che elaborare una sintesi significa crearla.


Dunque ognuno di noi crea questa sintesi, e  dunque su questo momento di creatività bisogna porre l’attenzione. Dato che detta creatività, in linea teorica del tutto libera, viene in qualche modo poi condizionata dalle limitazioni imposte alla nostra creatività, siano esse interne o esterne, siano esse consapevoli o inconsapevoli, siano esse reali o presupposte. Perché è certo che la nostra libertà, in ogni caso avvertita come fonte primaria di creatività sin dalla più tenera età, nel corso degli anni viene in qualche modo coperta e talvolta repressa con sovrastrutture di sorta,
- delle quali ognuno di noi non è detto che sia conscio;
- delle quali non è detto che, a prescindere che avvertite, provengano da limitazioni effettive; e,
- delle quali non è detto che si tratti di limitazioni di libertà che provengano da noi stessi (ad esempio dalle nostre paure) piuttosto che dall’esterno.


Cartesio diceva “Cogito, ergo sum! ”. Ma è sufficiente? Certo che no!, dato che se è vero che al pensare consegue l’essere, e dunque il diritto di ciascuno ad essere creativo, a detta creatività consegue il diritto di estrinsecare la propria creatività, che però deve in qualche modo poi fare i conti con le limitazioni di cui prima si parlava.


Chiarito l’inalienabile diritto di ciascuno ad essere creativo, non può tuttavia tacersi che la creatività di ognuno segue il movimento di una coscienza di massa in perpetua evoluzione, nella quale ogni singola creatività rimane distinta, e dove l’insieme delle creatività costituiscono quella che viene chiamata coscienza collettiva integrata.

In questo senso l’integrazione di creatività diverse, ancorché ben distinte tra di loro, creano di fatto una trasformazione in divenire, dove ognuno ha comunque la possibilità di interpretare la sua parte, piccola o grande che sia, e dove ognuno può comunque riconoscersi, e perche no, ricordare e ricordarsi (il famoso “da dove veniamo?”).  

Ponete dunque in conclusione ed in ogni caso l’attenzione sulla vostra creatività e così manterrete la vostra coscienza individuale pure in una coscienza collettiva integrata anche quando in trasformazione. 



E ricordate: mantenere la propria creatività significa difendere la propria libertà di scelta, fine ultimo da perseguire con ogni mezzo. Sempre!. 
D.S.



1 commento:

  1. ciao dolce dani vedo che sei diventata una poetessa con i tuoi discorsi belli belli :-) ogni volta diventi anche tu architetto della cosmovisione nativa, brava ricorda sono presente ovunque vai.... ti abbraccio forte mia adorata sorellina :-)
    fratello Ichu

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